La significativa rappresentanza dei Verdi nel primo governo di coalizione “a semaforo” tedesco dovrebbe rafforzare le ambizioni del paese di diventare un centro globale per la finanza sostenibile. Dopo un inizio in sordina, la Germania è diventata il secondo emittente mondiale di obbligazioni verdi, anche se è in ritardo sul fronte dei fondi di investimento sostenibili.
Il 2021 è stato un anno epocale
per la Germania. Dopo 16 anni da Cancelliera, Angela Merkel si è fatta da parte per lasciare il testimone
a Olaf Scholz, leader della SPD di sinistra, segnando una nuova era per la politica tedesca e con essa una
rinnovata attenzione alla lotta contro il cambiamento climatico.
Nel novembre 2021 Scholz ha dato vita alla prima coalizione nazionale con i Verdi e la FDP, partito vicino al mondo degli affari, promettendo di essere un “pioniere nella protezione del clima”. Le prime ambizioni ambientali della nuova coalizione, che includono
la transizione all’80% di energia rinnovabile entro il 2030 e “idealmente” la graduale eliminazione del carbone entro la stessa data, sembrano sostenere questa promessa.
Tuttavia, secondo Robert Habeck, il nuovo ministro tedesco per gli affari economici e l’azione per il clima, raggiungere questi obiettivi non sarà facile.1 E questo sebbene la Germania sia già avanti rispetto a molti paesi in fatto di lotta al cambiamento climatico.
Un leader nella riduzione dei gas serra
La Germania è stata uno dei primi paesi ad iniziare a ridurre i gas serra, tagliando le emissioni di CO2 del 23% tra il 1990 e il 2009. Nel 2019 si è fissata obiettivi più ambiziosi e, più recentemente, nel maggio 2021 prima della conferenza COP26, ha dichiarato che intende raggiungere la neutralità carbonica entro il 2045, in anticipo di cinque anni rispetto ai target dell’UE.2
In realtà, la Germania è uno dei pochi paesi ad aver inserito nella legge nazionale l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Il paese ha approvato la prima legge nazionale sul clima nel 2019, modificandola nel 2021 e stabilendo obiettivi annuali di riduzione per i singoli settori fino al 2030.3
Ha anche introdotto una legge sulle catene di approvvigionamento, che entrerà in vigore all’inizio del 2023 e richiederà alle aziende tedesche con più di 3.000 dipendenti di garantire che le loro catene globali di fornitura di prodotti e servizi seguano standard definiti in fatto di diritti umani e ambientali.4
Recuperare il ritardo nella finanza sostenibile
Su molti livelli, quindi, la Germania merita la sua reputazione di leader mondiale nelle politiche verdi. Tuttavia, nelle aree della finanza green e degli investimenti responsabili, è occupata a recuperare il ritardo accumulato.
Pur essendo l’emittente di debito di riferimento dell’UE, la Germania è stata battuta sul mercato dei green bond sovrani da diversi paesi tra cui Francia, Paesi Bassi, Belgio e Irlanda.
Il governo federale tedesco ha lanciato il suo primo green bond sovrano (un’emissione del valore di 6,5 miliardi di euro) solo nel settembre 2020, quasi quattro anni dopo la Polonia. Le emissioni quell’anno sono ammontate a 11,5 miliardi di euro, prima di salire a 12,5 miliardi di euro nel 2021 e per il 2022 si prevedono importi simili.5
I primi proventi sono stati per la maggior parte destinati a progetti finalizzati a rendere il trasporto passeggeri e merci più ecologico.6
Tuttavia, la Germania ha compensato questa lentezza con l’innovazione, introducendo il concetto di “green twin bond”. Finora tutti i green bond tedeschi sono stati gemellati con obbligazioni convenzionali altrimenti identiche, permettendo agli investitori di passare dalle obbligazioni verdi
a quelle convenzionali in qualsiasi momento con il prezzo e la liquidità dei Bund tedeschi, tra le obbligazioni più liquide del mondo, offrendo quindi una preziosa rete di sicurezza.
Oggi la Germania è uno dei maggiori emittenti al mondo di green bond, con istituzioni finanziarie particolarmente attive. Nel 2020 si è classificata seconda a livello globale per l’emissione di green bond con 102 accordi per un valore di 28,5 miliardi di dollari dietro agli Stati Uniti (al primo posto con 495 accordi per
37,6 miliardi di dollari).7
Ambizioni future
La Germania aspira a diventare un centro globale per la finanza verde e punta ad attirare più capitali per gli investimenti sostenibili. Il governo
sta cercando di introdurre un sistema a “semaforo” volto a facilitare l’identificazione delle opportunità d’investimento green,8 mentre il Comitato consultivo per la finanza sostenibile di recente creazione – con rappresentanti dell’industria, della finanza e della scienza – ha proposto nel 2021 31 misure chiave per indirizzare meglio il denaro pubblico e privato verso progetti verdi. Il governo tedesco ha detto che “valuterà attentamente” le proposte.9
Il paese ha ottenuto un ulteriore voto di fiducia per i suoi obiettivi di finanza sostenibile alla fine del 2021 quando Francoforte ha battuto altri importanti centri internazionali per ospitare la presidenza dell’International Sustainability Standards Board,
un nuovo organismo incaricato di fissare un insieme unico di standard internazionali che definiscono i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) per gli investitori.10
L’iniziativa giunge al momento giusto: in fatto di investimenti ESG, la Germania è in ritardo rispetto a molti altri paesi, con solo il 10% circa degli investimenti totali detenuti in fondi sostenibili (rispetto a circa un terzo negli Stati Uniti), anche se le ultime cifre indicano che circa un terzo dei nuovi flussi di attività in fondi aperti in Germania avviene attraverso fondi sostenibili.11
Destreggiarsi tra interessi contrastanti
Il mercato tedesco dei fondi sostenibili dovrebbe tuttavia beneficiare delle imminenti norme sulla Tassonomia dell’UE, che impongono a gestori patrimoniali, assicuratori e fondi pensione di divulgare i rischi ambientali e sociali insiti nei loro investimenti. Nonostante gli scogli rappresentati
da alcuni punti controversi, come la proposta di includere l’energia nucleare e il gas naturale nella nuova etichetta verde, le norme sulla tassonomia, che saranno estese anche ai green bond, dovrebbero accelerare i flussi degli investitori verso attività economiche sostenibili, contribuendo al contempo a estirpare il “greenwashing”, una prassi attraverso cui fondi e società cercano di apparire più ecosostenibili di quanto effettivamente siano.
Anche l’autorità federale tedesca
di vigilanza finanziaria (BaFin) si sta muovendo in questo senso, con
linee guida che propongono regole di etichettatura ESG più stringenti e quote di investimento minime del 75% in attività sostenibili per i fondi approvati.12
La strada è ancora lunga, ma la Germania sembra essere nella giusta direzione per diventare un importante centro per la finanza sostenibile, una transizione che sarà verosimilmente accelerata dal nuovo governo di coalizione. Ma anche con questo rinnovato slancio politico non sarà facile. In effetti, laddove moltissimi paesi si sono impegnati a produrre veicoli senza emissioni entro il 2040, la Germania, che possiede un’importante industria automobilistica, non ha ancora compiuto questo passo.13 Al pari di altri paesi intenti
a passare ad un’economia verde, dovrà destreggiarsi tra una miriade di interessi contrastanti della politica, della finanza e dell’industria.