- Verso fine marzo i mercati azionari hanno rapidamente toccato un punto di minimo, a poca distanza dall’annuncio della Cina sull’assenza di contagi locali per la prima volta dall’emergenza di Wuhan. Gli investitori asiatici hanno recepito la notizia come un importante segnale a conferma del fatto che la diffusione del virus poteva essere fermata.
- Con la svolta digitale delle attività aziendali e dei consumi, le tecnologie hardware e software hanno guadagnato terreno, accelerando tendenze già in atto prima della crisi. La solidità dell’ecosistema digitale della Cina, fortemente rappresentato nell’indice cinese, ha contribuito a sostenere il ritorno a una crescita economica positiva nel secondo trimestre, quando la produzione ha iniziato a riprendersi una volta messa sotto controllo la diffusione del virus. Pertanto, per l’intero 2020 la Cina dovrebbe evidenziare un’espansione del 2%, superando di un ampio margine i paesi sviluppati.
- Il continuo antagonismo dell’amministrazione Trump nei confronti della Cina, con tanto di pressioni sugli alleati affinché smettessero di utilizzare attrezzature 5G di Huawei, e l’adozione di misure volte a limitare le catene di produzione di chip a semiconduttori e sistemi di fascia alta destinati alle società cinesi hanno spinto la Cina a raddoppiare gli sforzi verso l’autosufficienza della catena di approvvigionamento, specialmente nel campo dei componenti high-tech.
- La presidenza di Joe Biden dovrebbe segnare il ritorno alla diplomazia professionale, mentre gli sforzi volti a “curare l’America” dovrebbero avere ripercussioni positive sul resto del mondo, inclusi i rapporti Cina-USA e Cina-Australia, benché sia lecito presumere che qualche danno sia destinato a persistere.
Se dovessimo riassumere l’andamento dei mercati azionari asiatici (Giappone escluso) nel 2020, potremmo dire che dopo le
difficoltà, la volontà di vincere e l’ingegno umano hanno trionfato. Forse un’interpretazione troppo ottimistica per un anno come
questo, viste tutte le sofferenze causate dal Covid-19 a livello mondiale, ma non così tanto inverosimile se per tirare le somme
ci basiamo sulla performance dei mercati azionari.
I danni della pandemia
Verso fine marzo i mercati azionari hanno rapidamente toccato un punto di
minimo, a poca distanza dall’annuncio della Cina sull’assenza di contagi
locali per la prima volta dall’emergenza di Wuhan. Gli investitori asiatici hanno
recepito la notizia come un importante segnale a conferma del fatto che
la diffusione del virus poteva essere fermata. Per far fronte alla pandemia,
gli Stati Uniti hanno adottato ingenti misure di stimolo monetario, il che
ha aiutato gli istituti asiatici a fare altrettanto senza il timore di un grave
indebolimento valutario. Queste mosse hanno riacceso l’ottimismo.
La prospettiva di una ripresa post-Covid dovrebbe tradursi in ottime performance delle economie di tutto il mondo, con la crescita dell’Asia nuovamente ancorata alla Cina
Con la svolta digitale delle attività aziendali e dei consumi, le tecnologie
hardware e software hanno guadagnato terreno, accelerando tendenze già
in atto prima della crisi. Il sottoindice del settore informatico ha quindi messo
a segno una netta sovraperformance (cfr. Figura 1), permettendo agli indici
azionari di Taiwan e Corea di registrare a loro volta ottimi risultati.
Figura 1: Un rally trainato dalla tecnologia nell’economia colpita
dal Covid
Fonte: Bloomberg, dicembre 2020.
La solidità dell’ecosistema digitale della Cina, fortemente rappresentato
nell’indice cinese, ha contribuito a sostenere il ritorno a una crescita
economica positiva nel secondo trimestre, quando la produzione ha iniziato
a riprendersi una volta messa sotto controllo la diffusione del virus. Pertanto,
per l’intero 2020 la Cina dovrebbe evidenziare un’espansione del 2%, superando
di un ampio margine i paesi sviluppati.
Tuttavia, non tutte le economie asiatiche hanno risposto altrettanto bene.
I paesi maggiormente dipendenti dal turismo, come la Thailandia, sono stati
duramente penalizzati. India, Indonesia e Filippine hanno fatto fatica a tenere
a bada i contagi, senza contare che non hanno potuto fare affidamento sui
vantaggi di un ecosistema digitale solido, in grado tenere in piedi le attività
commerciali nel momento in cui gli spostamenti erano necessariamente
limitati.
Ostilità politiche
L’amministrazione Trump ha portato avanti l’antagonismo nei confronti della
Cina, arrivando a esercitare pressioni sugli alleati affinché smettessero di
utilizzare attrezzature 5G di Huawei e adottando misure volte a limitare le
catene di produzione di chip a semiconduttori e sistemi di fascia alta
destinati alle società cinesi. Ciò ha spinto la Cina a raddoppiare gli sforzi
verso l’autosufficienza della catena di approvvigionamento, specialmente
nel campo dei componenti high-tech.
Tutto questo rientra nella più ampia strategia della “doppia circolazione”
della Cina, che intende aumentare la dipendenza dalla propria domanda
interna per sostenere la crescita economica. Il paese intende inoltre
promuovere il turismo locale e migliorare la qualità dei brand cinesi affinché
possano competere con i beni di lusso esteri. È importante sottolineare
che questo approccio non implica un allontanamento del paese dalle reti
di scambi globali, come dimostra la firma a novembre del Partenariato
economico generale regionale (RCEP) guidato dalla Cina con i 10 paesi
del Sud-est asiatico, Corea del Sud, Giappone, Australia e Nuova Zelanda.
Pechino sta altresì valutando se aderire o meno all’Accordo globale e
progressivo per il Partenariato Trans-Pacifico (CPTPP), che ha sostituito il
Partenariato Trans-Pacifico (TPP) in seguito al ritiro degli Stati Uniti sulla scia
della strategia “America first” di Trump.
Cambiamento climatico
Nel corso dell’anno anche il maggior impegno della Cina sul fronte dei
cambiamenti climatici ha dato i suoi frutti, come dimostrano gli ottimi
risultati registrati dalle azioni nel segmento dei veicoli elettrici (EV)
e dell’energia solare. Questi titoli dovrebbero continuare a evidenziare un
buon andamento nel 2021, in quanto nei prossimi quattro anni il Presidente
statunitense eletto Joe Biden tenterà di ri-orientare gli Stati Uniti verso
l’agenda sul cambiamento climatico.
2021: uno scenario potenzialmente più favorevole per tutti
In termini geopolitici, la presidenza Biden dovrebbe segnare il ritorno
alla diplomazia professionale, mentre gli sforzi volti a “curare l’America”
dovrebbero avere ripercussioni positive sul resto del mondo, inclusi i rapporti
Cina-USA e Cina-Australia, benché sia lecito presumere che qualche danno
sia destinato a persistere.
Nel corso dell’anno il maggior impegno della Cina sul fronte dei cambiamenti climatici ha dato i suoi frutti, come dimostrano gli ottimi risultati registrati dalle azioni nel segmento dei veicoli elettrici e dell’energia solare
La prospettiva di una ripresa post-Covid dovrebbe tradursi in ottime
performance delle economie di tutto il mondo, con la crescita dell’Asia
nuovamente ancorata alla Cina, dove i mercati e la Banca mondiale prevedono
un’espansione del PIL reale di circa l’8%.1 In questo contesto, il 2021
dovrebbe essere un altro anno favorevole per le azioni, con performance
settoriali meno polarizzate. I settori non tecnologici dovrebbero registrare
una netta ripresa, ma anche le azioni delle società tecnologiche dovrebbero
conseguire buoni risultati, in quanto temi come il 5G, l’intelligenza artificiale,
i big data, i veicoli elettrici, il cloud computing, l’e-commerce e il video
live-streaming godono ancora di un notevole slancio.